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R. Corradini. "Per Annalisa" (2016). Sto nuotando insieme a lei... in armonia e serenità e dolcezza. Grazie per quello che ci stai donando.

 

Morris Daimon - "Il Pendaglio" - (2015)


A mio dimesso asserto, quest’opera pittorica di Francesca Cecchini si presenta come un dipinto bellissimo che desta emozioni allo stato puro e, secondo me, l’arte autentica consiste appunto nell'elargire un intenso moto affettivo (anche a distanza di millenni) abbinato ad accelerazioni cardiache e blocchi respiratori di ordine sia fisico che intellettivo.
In questa opera pittorica a tecnica mista, il vivo lampo degli occhi (forse anche un po' disincantato) di queste due giovani donne riesce finanche ad oltrepassare e a “irrompere” il monitor del computer per filtrare e compenetrare l’animo di chi le osserva rimirando la loro fisica avvenenza e la loro metafisica beltà.
Una beltà metafisica che riesce, secondo me, a spingersi ben oltre il fattore puramente carnale e naturale per raggiungere, in tal modo, quella cosiddetta “fase d’innamoramento” attraverso la quale è possibile, qualche volta, riuscire ad unire due solitudini con la parola “amore”.
Come ci ha insegnato Giacomo Leopardi (1798-1837), nella vita quelle che più uccidono sono le illusioni, ma in questo splendido quadro io non intravedo una vita vuota, grigia, anonima e priva di significato come la mia, bensì un tentativo ben riuscito nel credere in un’altra vita, una vita migliore di questa in un ricamo di lembi dorati nell’intento di evitare illusioni e delusioni (e forse la vita è l’illusione più grande) sempre a un passo dopo l’orizzonte.
Se l’autrice ha desiderato rappresentare se stessa (in una sorta di autoritratto) nell’eccelsa beltade di una di queste due giovani donne (magari la ragazza dai capelli castani), le faccio doppiamente i miei auguri più sinceri e più veri per questo concorso auspicandole altresì, benché non la conosca personalmente, una marea di cose belle.
Ad maiora semper. (vai alla critica)

 

Il

Morris Daimon - "Le Pa-chat" - (2016)

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...Il mio (...) è solamente un parere unicamente soggettivo proprio secondo il pensiero filosofico di Gorgia di Leontini (485/483 – 375 a.C.).
Questo gattino accovacciato su di una sedia mette quasi i brividi, ma non per una sensazione negativa che questo dipinto riesce a destare, ma esattamente per il contrario.
Questo gattino sembra davvero “vivo” perché i suoi occhi sembrano “vivi”, il suo sguardo sembra “vivo” ed è il medesimo sguardo che i gatti (come tutti gli animali anch’essi manifestazioni di una “entità superiore” chiamata “ESSERE” o “NATURA”) hanno quando vengono presi dal dolore.
Essi non sono consapevoli (o forse lo sono, chissà) come gli Esseri Umani che “tutto scorre” e tutto si trasforma, però anche loro soffrono e non mi riferisco ai primari bisogni di sostentamento.
Basta pensare a quante volte un cane è rimasto ad attendere la morte sopra la tomba del suo padrone rendendo proprio il dolore per la sua morte.
Questo bellissimo gattino, benché sia un gattino comune e non di razza, esprime un senso di malinconia quasi umano e questo, proprio grazie all’eccelso estro di Francesca Cecchini, ancora una volta, rende giustizia al grandioso filosofo tedesco Arthur Schopenhauer (1788-1860) che, con profonda cognizione di causa, affermava che anche gli animali sono fratelli all’uomo nel dolore.
Poiché Francesca Cecchini è un’artista autentica (e questo fortunatamente non lo affermo soltanto io), a lei dedico un frammento teoretico del succitato filosofo Gorgia di Leontini secondo cui l'arte è solamente una “imperfetta imitazione” dell’Essere, ma poiché l'Essere per Gorgia non esiste (invece per Schopenhauer esiste), l'artista (in questo caso Francesca Cecchini) è un “creatore di mondi”.
Da parte mia aggiungerei che il vero artista è un “creatore di universi” e il Fumetto, che rappresenta la nona arte, ne è la dimostrazione.
L’artista autentico, pertanto, secondo Gorgia da Leontini, è colui o colei che riesce a ingannare gli spettatori facendoli partecipi delle proprie opere e, quindi, delle proprie emozioni, proprio come riesce sempre a fare Francesca Cecchini con i suoi splendidi e bizzarri dipinti fuori della norma.
Lo spettatore più saggio, invece, è proprio colui o colei che sa farsi “mirabilmente” ingannare dall’opera dell’artista, ovvero sa lasciarsi conquistare e coinvolgere dalla medesima emozione o dal messaggio che l’autore o l’autrice ha voluto manifestare con la sua creazione che puà essere un dipinto, una scultura, un romanzo, ma anche un film, un fumetto o una canzone.
Benché non la conosca personalmente, a Francesca Cecchini auguro con tutto il mio cuore da “studente fuori corso” una marea di cose belle. (vai alla critica)


 

Per Annalisa dediche
Il pendaglio dediche
Le pachat dediche

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